3. La luce

Tra i più recenti lavori ce n’è uno costituito da 32 opere in legno contenenti 32 piastrelle in ceramica e che porta il titolo “Espansione del vuoto, velocità della luce”. È una nuova esplorazione, un viaggio. Una serie che ci apre finestre nuove del divenire, su paesaggi interiori che ognuno può narrare. Walter entra nella quinta dimensione con questi lavori, la materia si riempie sempre più di pensiero filosofico ma non perde mai il suo dato manuale, concreto, reagente, solido.

Ma con la luce entriamo nel vivo dei materiali usati dall’artista per le sue opere: la ceramica, il legno, oro, platino, argento, che ci tiene a lavorare con la caratteristica che il riflesso della luce sia sempre diverso, da ogni angolazione, dando al pezzo un’autenticità individuale fortissima. Con le tecniche di cottura a terzo fuoco (a bassa temperatura), Tacchini dona alla ceramica la preziosità dell’oro vero, utilizzato realmente nel manufatto artistico, così come il platino e l’argento. Poi sono i pigmenti e gli ossidi a trasformare le sculture in pezzi contenenti una propria vita animale, grazie alla rifrazione della luce. Con la luce si crea l’ombra, per Walter gli aspetti sono la vita e la morte strettamente connesse l’una all’altra. Finché ci sarà un’ombra ci sarà vita, finche un corpo o un elemento proietteranno un’ombra, esisteranno; diversamente tutto si sarà spento, anche l’esistenza. La luce, come per Medardo Rosso, non è una condizione che illumina o oscura una visione, è una materia come le altre che corrisponde tanto quanto la forma alla tattilità del soggetto, alle sue pulsazioni. È un elemento tecnico e poetico che l’autore sa addomesticare con somma precisione, partendo da un progetto e sentendone a pelle il risultato, sempre prezioso come un gioiello eterno. La ‘sua’ luce è emanazione diretta del senso dell’Arte. (D. Ferrari)